Ti avrei voluto sorridere, con lo sguardo imbarazzato e le labbra socchiuse, per raccontarti una parte di me, il silenzio.
Avrei voluto perdere l’equilibrio sulle gambe, aggrappandomi solo al tuo profumo.
Ti avrei voluto trattenere, come si afferrano i sospiri. Intensamente.
Ti avrei voluto, potuto, dovuto. Raggiungere. Come quei desideri da saziare tra le fauci di uno sguardo. E poi mani. Carne senza veli, percorrendosi le arterie fino alle estremità.
Avrei.
E mentre lo ripeto mordendomi le labbra, petali rosei che avresti dovuto mordere tu, penso al condizionale e al giorno in cui mi insegnarono modi e tempi. Oggi che ne conosco le implicazioni e so che quel tempo verbale, io non lo “avrei” proprio voluto imparare.